Sin da piccoli succede di sentire il bisogno di condividere il tempo con altri bambini; molto volentieri viene anche programmata dai genitori la possibilità di stare in compagnia di altri coetanei, per molti motivi, spesso inconsapevoli ed ereditati, a volte pratici e a volte meno grossolani.
Nello stare insieme ci si estende ed esplorandosi: si emerge.
Ma si ha bisogno di salire sulla giostra almeno in due.
L’ebbrezza non basta, si vuole condividere, è un’esigenza degli esseri umani. Si sperimenta la libertà quando, in compagnia, il vento accarezza il nostro viso e quello degli altri.
Ci costituiamo in questa esigenza: l’Altro non solo diviene lo specchio che rimanda un’immagine di noi ma questa condizione di reciprocità diviene costitutiva per la nostra (de)crescita. . .
Non basta MAI quello che vedono gli occhi: si sta bene se quello che si sente può essere partecipato da altri; si fa gruppo, si scelgono le proprie comunità di riferimento nutrendosi di esperienze collettive e rapporti individuali.
È un’esigenza di fertilità. A volte ci magnifica e a volte può svilirci ma – a qualsiasi latitudine e longitudine – l’essere umano ha bisogno di amici con cui scendere in profondità o salire ad alta quota.
Quest’attitudine irrinunciabile è sempre nutritiva e – a volte – può essere patogena (non importa!).
Ciò che davvero importa è che – stando insieme – si aderisce alle proprie nature, si dà un senso al reale, si comprende la vera essenza di sé. Questo crea una vibrazione, a volte giocosa, a volte suadente, a volte riflessiva: qualcosa di nuovo risiede tra noi e in noi.
E succede che lo stare insieme inaugura un nuovo scenario: ci si scopre abitati da nuovi umori. Si realizza che ci sono persone fondamentali e importanti per la propria esistenza con cui sognare, stare in silenzio o fare un viaggio (che sia un rifugio montano o l’esclusivo orizzonte di un mare aperto), sapendo però che anche una telefonata, a distanza, nel momento giusto, potrebbe essere un’esperienza mastodontica.
Questo qualcuno è un Amico o un’Amica: diviene l’oggetto della nostra affezione che, come se fosse un motore non controllabile, muove l’azione del nostro affetto mostrandoci l’importanza di questa relazione. E allora i nostri amici diventano infungibili, vorremmo trattenerli nelle posture, nelle nostre parole, nelle nostre marachelle (perché no!) indossandole come monili fatti a mano, pezzi unici e speciali,ormai nostri.
E non si vorrebbe mai che fossero lasciate da sole.
E allora sono con noi, nel nostro sguardo, nella nostra eccellenza, nei nostri errori, nella comprensione che ci regaliamo: diventano gli unici effetti personali che contano.
Non c’è una regola d’ora: ci si incontra sempre e ovunque, durante un corso di trucco, durante una classe di yoga o durante uno spettacolo teatrale. Nelle relazioni d’amicizia ritroviamo il sorriso che ci manca, scopriamo il valore di chi siamo, troviamo INSIEME una vera posizione nel mondo.
A proposito di amici, noi ci siamo!
Vediamoci venerdì 17 alle 21.
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