INSEGNARE E’ IMPARARE DI ESSERE SEMPRE ALLIEVO

Insegnare una materia su cui si è specializzati, offrire contenuti attestati da un’esperienza di buon profilo, coordinare un gruppo di allievi sono attività preziose, sfidanti e complicate. Il continuo studio, l’etica, l’esperienza e la coerenza sono strumenti che supportano qualsiasi attività che si prefigga di essere didattica: siamo in un campo arato, dove il lavoro pregresso è inscindibile dall’esercizio di volontà, manutenzione e disciplina.

L’insegnamento di discipline pratiche, lo studio di una lingua, i laboratori creativi, le attività in genere che contengono una formazione artigiana ed intellettuale prevedono uno scambio energetico tra l’insegnate e l’allievo che può (e forse deve) prescindere dalla semplice dazione di contenuti.

L’insegnante non è un custode né un postino perché non ha solo il dovere di consegnare qualcosa a qualcuno: il suo non è un semplice porgere informazioni acché l’allievo le faccia sue (sarebbe innaturale e irrealistico pensarla così); c’è uno scambio naturalmente orientato a far crescere tutti i partecipanti, a illuminare qualcosa che prima semplicemente s’ignorava.

Insegnare e imparare sono prima di tutto esercizi di leggerezza. Imparare è un atto di umiltà, un bisogno di fertilità, un desiderio di evasione: è l’espressione di una lievità dell’anima, di una nobiltà e attitudine del cuore che vanno sempre premiate. Insegnare è un privilegio perché è uno strumento per accrescere la propria e l’altrui maestria.

La più piccola evoluzione (da una sottile miglioria ad un salto acrobatico evidente) è motivo di credere che ciò che si è insegnato sia un’esperienza incarnata: piccola o enorme che sia, trasformativa o transitoria, non è dirimente. Se le informazioni passano e risuonano ed è successo allora – se succede –  questo è il vero successo!

È una circostanza in cui si è al servizio di contenuti certificati, ricchi di fonti e autenticati da una pregressa esperienza, al servizio l’uno dell’altro nella reciproca attitudine per la grazia, la bellezza, il divertimento costruttivo e la gioia che ne diviene.

Insegnare è imparare sempre di essere anche allievo, sentire che l’altro è una rifrazione di una continua crescita e mutamento che non esime né chi insegna né chi impara.

A conclusione di una fase di apprendimento c’è un bilancio, qualcosa si restituisce e qualcosa si trattiene, si fa esperienza con tutto quello che questa parola può voler significare. E succede che intervengano la gratitudine e la necessità di obliterare alcune evidenze del cuore, come in questo caso – a conclusione di un corso di spagnolo – tenuto questo inverno nella nostra associazione:

“C’è una crepa in ogni cosa…. e da lì che entra la luce. Una frase famosa per dirci che grazie alle nostre fragilità ci siamo rafforzati e cresciuti insieme. Grazie quindi ai veri protagonisti: i ragazzi, che mi hanno accompagnata,sostenuta ed insegnato tanto.
Gli insegnanti ideali sono quelli che si offrono come ponti verso la conoscenza e invitano i loro studenti a servirsi di loro per compiere la traversata poi, a traversata compiuta, si ritirano soddisfatti, incoraggiandoli a costruirsi da soli ponti nuovi. 
Insegnare è – senza forse – la più grande delle arti perché i mediatori sono la mente e il cuore.
Non posso negarvi che alla fine della nostra traversata mi sono emozionata più volte ed ho fatto fatica a nascondere la mia commozione. 
Grazie per queste forti sensazioni che mi avete regalato. Abbiamo attraversato momenti difficili, ma ci siamo sostenuti a vicenda e siamo arrivati all’alba di un nuovo giorno che vi ha visti più forti a sfidare il mondo. D’altronde per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte ….” – Maria Grazia Pisani, insegnate di spagnolo presso il Centro culturale Almo da 10 anni

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