A cura di Fabrizio Binetti
La parola d’ordine è “salienza”. La salienza è quella caratteristica che dota un contenuto di uno specifico rilevanza che qualcuno accorda a qualcosa. Siamo ancora nel vago. Qualcosa è saliente se qualcuno sceglie che quel qualcosa ha una rilevanza; di per sé, quel qualcosa potrebbe anche non essere rilevante ma lo diventa perché lo si elegge saliente per qualcuno. A determinare questa salienza sono i media.
Fermi a Sanremo, dentro la bagarre Bugo-Morgan che ha sfornato una sproporzione di milioni di visualizzazioni grottesca: arriva il virus! L’effetto è quello di cancellare la sciocchezza sanremese: siamo alle prese con una faccenda serissima. Nessuno lo mette in dubbio. Si deve scegliere Bugo o Morgan, Sanremo o il Festivalbar ma non diciamo fandonie: occupiamoci dell’epidemia!
Tutti ne parlano, dai telegiornali, ai dossier televisivi (dai più disparati, i più competenti, i meno a saperlo fare, satira, contro satira, terrore, angoscia, provvedimenti restrittivi, ordinanze, studi televisivi vuoti senza pubblico, con macchinisti, trucco e parrucco al lavoro, musei chiusi, gli sciacalli degli igienizzanti e delle mascherine, i lavoratori privati, liberi di sgobbare nei negozi di scarpe, nelle catene dei supermercati, nelle librerie ): gli italiani – brava gente – si adeguano. Si seguono le regole come buon padri di famiglia. Su questo è la coscienza individuale che è in gioco, poche parole: solo grandi inchini per questo. Si fa ciò che si deve nel rispetto delle istituzioni, come ci hanno insegnato.
È evidente che il popolo italiano – a parte alcune casi sporadici – ha dimostrato che sa pensare e andare oltre le tattiche ingegnose dei media per contare le impression e raggranellare audience: il virus c’è, lo si teme, se ne subiscono le conseguenze, non c’è gioia in questo, il popolo se ne fa una ragione, il respiro è corto ma tant’è! Rivediamo anche le nostre abitudini igieniche. Si fa quel che si deve in questi casi.
Irragionevole è credere che gli italiani non abbiano la sensibilità per capire che questo crogiuolo di informazioni (incongrue, contraddittorie, al limite del procurato panico) è un prisma che non è buona inform-azione, cioè un’azione atta a dare forma all’informazioni sui fatti. Il popolo sa che i contenuti in circolazione sono a metà tra infotainment e l’intrattenimento; avendo maggiore attenzione critica, non c’è stupore se si sente l’esigenza di smentire ciò che è stato indebitamente consumato nei salotti televisivi o nei titoli dei giornali che politicizzano qualunque argomento, anche quelli seri come questo.
Si è allo sbando? Che Paese è questo? Peggio di altri? Pecoroni? L’ignoranza è meglio del corona virus?
No! Si assiste a un evento specifico di salienza manipolata simbolicamente. C’è una referenza, in questo caso, un fatto: il virus; questo fatto non lo si conosce, lo si osserva pubblicamente per conoscerlo e nel restituire i contenuti che si credono rilevanti, si costruisce una salienza di denominazione, origine, NON controllata che attenua i fatti e gli sostituisce con altri fatti, interpolazioni e interpretazioni sui fatti.
Carmelo Bene diceva: Basta con l’informazione, Disinformateci! È nota l’iperbole del genio ma il punto è avere chiaro che la membrana che divide i fatti dai commenti sui fatti è labile e allo stesso tempo potentissima. Per questo è bene continuare ad affidarsi al buon senso, alle giuste abitudini, ai valori importanti che ci hanno insegnato, alla virtù dei nostri gesti quotidiani, al rispetto delle istituzioni e credere che a volte NON credere non è protervia ma un gesto di libera appropriazione di salienza!