Sempre più globali e sempre più collegati. Oggi, ormai, per andare da una città all’altra si potrebbe impiegare lo stesso tempo che serve per unire due punti opposti di una città, e forse sarebbe anche lo stesso necessario per coprire la distanza tra due capitali del nostro continente.
Sembra che non esistano più barriere o limiti fisici per i cittadini del mondo: il fine settimana fuori porta è diventato ormai fuori controllo per cui anche una capitale europea è dietro l’angolo e alla portata di tutti o per cimentarsi nella scalata al K2 bisogna munirsi di numerino e mettersi in coda.
Di contro, il mondo sta diventando un unico frattale: ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all’originale. In realtà lo è sempre stato, ma oggi le geometrie risultano sempre più uguali anche senza ingrandire troppo il dettaglio. Il paesello, come la città, sono lo specchio del mondo intero!
Poco male, si potrebbe finalmente scoprire che il delta del Po’ sia alla stregua dei Parchi fluviali del Vietnam e che il Parco dei Sassi di Roccamalatina abbia una biodiversità tale da concentrare in un fazzoletto di terra quello che è racchiuso in una regione intera. I dialetti, però, non risultano più le uniche lingue che differenziano un paesino dall’altro, ma da un quartiere all’altro non è più sufficiente utilizzare lo stesso alfabeto, si rende necessario anche cambiare i fonemi. E dato che l’uomo è un animale sociale e come come tale ha bisogno di comunicare col prossimo per riuscire a stabilire una socialità. Potrebbe servire imparare il cinese per fare la spesa, imparare lo spagnolo con le telenovelas e l’inglese per parlare col proprio capo con base a Londra….