Articolo a cura di Fabrizio Binetti
Quando ci si trova ad analizzare qualunque fenomeno, e con questo s’intende qualunque circostanza che in sé contenga un significato, ci si trova ineludibilmente a stabilire un asse di sviluppo, intensità, inizio, durata e termine. Quest’asse è il gradiente del fenomeno analizzato. Ci dice dove siamo. Allo stesso tempo il gradiente, se è verosimile che ci offre una posizione, altresì non può offrire con certezza una disamina della direzione futura, se non in termini di mere previsioni.
Si entri nello specifico: si parla del momento epocale che stiamo vivendo in merito al Covid-19.
La situazione, il gradiente per ricollegarci all’inciso, ci dice che c’è un plateau dove ci si è assestati. Bene! Si è consapevoli che il mezzo magico è nelle mani dei comitati scientifici, i ricercatori e la medicina, tutta. Possiamo dirlo serenamente.
Questo intermezzo che gradiente è? Cosa lo determina, se non l’esperienza che si andrà a consolidare vivendo giorno per giorno? Cosa determina la qualità di questa fase “durativa” che non marca né l’inizio né la fine?
Non sarà la sintesi di dati incrociati del virus e dei contagi a darci la direzione da prendere durante le nostre quarantene. Il tempo è una delle qualità della nostra esistenza che non possiamo mai cambiare. Il tempo è dato. Ciò che non è dato è la qualità del nostro tempo.
La nostra postura, i nostri obiettivi, la nostra disciplina e le riflessioni che ci concediamo in un momento difficile per tutti e per molti dolorosissimo come questo, possono diventare uno scivolo su scatenare la nostra appassionata inclinazione a vincere la pigrizia, fare qualcosa per noi stessi, per lo spazio in cui viviamo, per quella parte di noi che spesso non ascoltiamo. E allora STIAMO, semplicemente. Impariamo a STARE. Non giudichiamoci! Sospendiamo le domande e le risposte: STIAMO con quello che ci è dato.
Rendiamo questo periodo fertile, giocoso, pregno di attenzioni per i nostri cari, chiamiamo amici che non sentiamo da anni, diciamo un “ti voglio bene” in più rispetto al passato, concediamoci quella virtù dell’esistenza che fuori si perde ma che dentro di noi sappiamo recuperare.
L’amore, la genitorialità, la carriera, il lavoro, l’amicizia, lo sport, qualunque fenomeno come questo è di per sé un dominio importante della nostra vita ma quando l’amore è troppo, quando la genitorialità è disfunzionale, quanto il lavoro è eccessivo, quando l’amicizia è solo un dare, quando lo sport diventa vigoressia, anche questi fenomeni importanti prendono strade perlustrate dal male.
Ogni fenomeno dell’esistenza è in bilico nella polarità: giusto/cattivo; storto/dritto; bianco/nero; lento/veloce, straniero/cittadino; urbano/campagnolo; colto/ ignorante . . .
Ogni virus contiene una virtù e ogni virtù contiene un virus.
Tutti i fenomeni hanno un asse temporale e una griglia valoriale cangiante che possiamo determinare.
Ciò che è chiesto in questo momento dal virus è di NON rispondere alle polarità negative e NON magnificare le polarità positive ma STARE sulla domanda: Se non ora, quando?
E allora per qualche mese, senza fretta , amiamo noi stessi davvero per una santa volta, consapevoli che questo passaggio ci insegna che nessun amore è mai sprecato e che se non è ORA, QUANDO?